I ritratti dei personaggi dello spettacolo vengono colti in posizioni riflessive, mettendo in rapporto la bellezza e il fascino del personaggio con la crudezza dell'esistente. la filosofia della Bertoli sembrerebbe essere simile a quella Pop di Warhol, rappresentata dalla necessita di irrompere nel personaggio-mito creato da una massa, per metterne in luce la sua reale lucidità. La tecnica rende visibile tale valore, perché la figure sembrano smontate e analizzate in termini proto-cubisti, sebbene ci siano accenni di dinamismo futurista, soprattutto quando si inoltra nei particolari somatici, come occhi, naso e labbra. Il percorso dell'artista si dimostra originale nella modalità di approccio al vero, perché i somatismi diventano finzioni non più fatte di carne. Sandro Gazzola Critico d'arte
L'enigma donna e, non importa se l'artista è donna anch'essa, ciò che importa è la metamorfosi in atto, l'evoluzione, o involuzione, se questa è riprodotta da negativi accadimenti del corpo e dello spirito. Tale affermazione invita a riflettere su di un percorso che talora s fa e diviene drammatico e dolente. L'ascesi femminile è una ricerca costante del sé individuale, è un apparire al mondo in una forma che inquieta, è un mobile incedere sulle vie del mondo, uno stupore, un accogliere. Monica Berteli credo abbia in sé quella forza atta a costruire o ad evidenziare il femminino, non soltanto per la sia intrinseca identità, ma per una scoperta di sé e dell'altra-so alter ego al femminile che l'osserva al di là di un divario sottile, antagonista, rivale e arnica incondizionata, essa si offre nei suoi mutevoli e difformi aspetti. E' donna, è natura, è vita, un offrirsi e ritrarsi, necessità fisica di solitudine. Evidente e importante l'aspetto coloristico che come un tam-tam richiamano ed evidenziano i tratti mutevoli, una sofferenza o la vanità o un istantaneo momento d'intimità, pure una leggerezza d'insieme che non è vacuità, ma sempre quella voglia insaziabile d'una scoperta che illumini ciò che gravita dentro e al di fuori di sé. Non basta l'essere, riscoperto in più angolazioni. Importa che il linguaggio muti, si evolva, cerchi una risposta ai molti perché che s'affacciano alla mente. Nasce così il desiderio di spingere lo sguardo oltre, in una dimensione di quasi irrealtà, oure se avvinta alla reale sostanza. Il fantastico appare, più tardi, in un'idealità da raggiungere, la forma travolge al suo interno l'essenza primigenia per ridiventare puro concetto. Movimento e autonomia di linguaggio dipartono così dagli estremi poli che affrontano, mai in solitudine, una propria identità da offrire integra al mondo. Carla Rugger Association International Des Critiques Littéraires - Paris - Alghero.
L'Essenza del segno configurato nel colore. Ci si inoltra nella lettura dell'opera di Monica Bertoli con circospezione, attenti a non perdere di vista ciò che si scopre via, via che l'analisi procede per non precludersi la strada che conduce alla visione completa del dipinto; alla fine ci coglie un senso di meraviglia nel constatare la giustezza di un segno legato da una cantilena cromatica che affascina, vuoi per la stesura, quanto per la cattivante qualità che la compone, ancorché visibilmente diversa nella grana coloristica. E’ innegabile un'ascendenza cubista nella rottura degli schemi grafici tradizionali, con conseguente ricomposizione delle figure in strutture più libere di abbandonarsi ad un gioco voluttuario ansioso di movimentare la composizione con un effetto di circolazione musicale, insomma si assiste ad una sorta di danza rituale in cui ogni protagonista prende possesso del proprio spazio obbedendo, tuttavia, all'attenta regia dell'Artista. Sorprende, per contro, un gioco di contrapposizioni eh d'Autrice persegue nel differenziare il contesto in parti separate sia per la calligrafia pittorica, quanto per l'applicazione di un substrato cromatico ben distinto che suggerisce tumultuosi stati d'animo capaci di guidare la mano verso soluzioni di carattere introspettivo, forse una ricerca di spiritualità, espressa alla fine da una luce che si insinua tra i frammenti di due mondi antitetici, ma non estranei, riuscendo ad amalgamare pensieri provenienti da sfere indipendenti della cellula creativa della pittrice. Infine, dall'attenta osservazione del lavoro di Monica Bertoli, si evince una radicata disciplina artistica che la conduce verso fini espressivi carichi di emozioni, traslati sulla tela con mezzi tecnici indiscutibili forieri di sempre nuove avventure nel campo dell'Arte. Giorgio Pilla - Critico d'arte Scoletta S. Zaccaria - Centro d'arte San Vidal - Venezia
Affascinante ed elegante, così possiamo definire la pittura della brava pittrice veneziana. L'uso di una tecnica post-cubista la libera da qualsiasi assoggettamento accademico e di conseguenza le sue figurazioni sembrano librarsi sulla tela con la levità di una farfalla in volo, creandoci sensazioni liberatorie. TI gioco di ricostruzione delle figure originali la porta a considerare il suo punto di vista emozionale, creando i presupposti del nostro coinvolgimento nella sua trattazione dei soggetti, vuoi essi siano scorci o nudi femminili. Bisogna inoltre apprezzare l'atmosfera realizzata con l'uso di una dicotomia cromatica che divide e insieme coagula il contesto che appare così fortemente caratterizzato. Ezio Zanesini
Monica Bertoli, d'impianto cubista scompone le immagini: tutto si spezza per rinascere in una realtà, libera da condizionamenti. Di notevole qualità la sua "scala del Bovolo". (T.B.) Centro San Vidal